Come si disegna?

Paolo Nori dice due cose interessanti sul disegno, in due libri diversi. La prima si trova in Bassotuba non c’è – il narratore si trova a leggere un manuale di disegno che principia con: «Disegnare è imparare a vedere», e pensa che sia una frase ben paracula (invece è vera). La seconda cosa interessante che Nori dice sul disegno riguarda per lui, in realtà, l’arte in generale, ma secondo me centra un punto importante del disegnare. È una frase che si trova in Sanguina ancora:

«L’artista rende visibile il visibile».

Ora, posto che naturalmente la parola «artista» evito di usarla, credo nel mio piccolo che chi disegna debba fare proprio questo: rendere visibile il visibile. Innanzitutto rendere visibile il visibile a sé stesso. Poi quando riesce a vedere le cose intorno a sé, può renderle visibili agli altri. Vedere una cosa. Una tazza, un’automobile, una faccia, una penna, una montagna. E farla vedere a un’altra persona su un foglio. Prestigiribirizzazione.

Su Cézanne ci torno.

Non sono una storica ma ho la grande fortuna di lavorare con delle storiche, disegnando le iconografie che mi fanno avere per dei libri che pubblichiamo insieme – quindi facendomi forte di questa vicinanza azzardo una constatazione storica: disegnare è una delle azioni più antiche dell’umanità. A me questo dato emoziona tutte le volte che ci penso. L’ultima volta mi è successo guardando la facciata della basilica di San Lorenzo fuori le mura. Guardando la facciata affrescata ho pensato: un gruppo di persone molto lontane da me nel tempo ha pensato di arrampicarsi e disegnare sul muro altre persone. Si sono issati su delle scale, si sono messi lì con della pittura e hanno fatto dei gesti simili a quelli che faccio io quando disegno. Io quando disegno raccolgo nella mia piccolezza anche i gesti di quelle persone lontane.
Chissà quanto hanno jastemato, anche loro, facendo le mani.

Se pensi di non saper disegnare voglio dirti questo: mi gioco la mano destra – sono destrimane – che se disegni tutti i giorni, e organizzi gli sforzi in modo sensato, allora impari a disegnare.

Qui raccoglierò alcuni consigli per organizzare gli sforzi in modo sensato.

Gli studi che ho fatto e il percorso lavorativo che ho avuto, che fino a un certo punto sono stati prettamente umanistici, mi hanno portata a pensare per tanti anni che il disegno fosse una cosa che non sapevo fare e basta, un treno che ormai era andato, al massimo un hobby da tenere nascosto. Una cosa non da me – non il mio campo. Poi per fortuna ho deciso di mettermi di buzzo buono, mi sono licenziata, ho studiato grafica amandola molto, ho ripreso in quell’occasione anche il disegno, e ho cominciato a praticarlo sentendomi solo e sempre una pippa al sugo ma mantenendomi tignosa e testarda, un disegno alla volta. E disegno dopo disegno sono migliorata. Non sono Manuele Fior, ma adesso faccio dei disegni guardabili, soprattutto se ripenso ai miei disegni di sette anni fa. Ci sono riuscita non solo per la testardaggine, ma anche perché avevo buoni maestri accanto – persone che mi hanno consigliato bene, usando a volte anche la durezza, ma in modo giusto.

Dal mare di Duino.

Ogni tanto mi dico: se mi fossi arresa al pensiero che non sapevo disegnare e basta, se mi fossi fermata alla mia formazione umanistica come condanna a non disegnare, se avessi continuato a pensare «Ormai è fatta, è troppo tardi» – se l’avessi fatto mi sarei privata di una delle più grandi gioie della mia vita.

E questa gioia – quella di me che ora col disegno ci lavoro anche – non è la stessa di quando disegnavo nel quadernino senza nessuna pretesa, a sedici anni: il mio disegnare è cresciuto, perché ho ascoltato chi vicino a me mi diceva di scavalcare i disegni sempre uguali che facevo perché non guardavo, chi mi diceva di guardare la macchina, la faccia, la montagna prima di disegnarle – guardarle davvero. Non si guarda mai abbastanza e insieme bisogna saper guardare veloce e bene. E non si deve usare la gomma. E non ci si deve innamorare di noi stessi mentre disegniamo perché noi non valiamo nulla e il nostro orgoglio è solo un intralcio (questo in generale, mi sa). Non ci si deve offendere. Non si deve fare il ruolo della persona ispirata. Nel disegno non ci si deve sentire stocazzo. Disegnare è un gioco. Sei tu al servizio del disegno, non il contrario.

È una delle azioni più antiche dell’umanità e rimarrà dopo di noi.

Tornerò anche su Massimo Dolcini, grande grafico e disegnatore di Pesaro.

Lo scorso anno per il progetto Decamerette ho fatto un piccolo corso di disegno via YouTube che si chiamava Il taccuino dei disegni. Vorrei usare anche questo blog, tra le altre cose, per scrivere annotazioni e consigli su come cominciare a disegnare per chi pensa di non saperlo fare. Quindi concludo questo primo pezzo introduttivo dicendo due cose:

  1. Non sai disegnare perché non hai disegnato abbastanza. Quanto hai corso nella tua vita? Correre è una cosa che impari a fare se la fai con costanza. Prima un chilometro, poi cinque, poi venti. Se non cominci da quel primo chilometro non arriverai al ventesimo. Esattamente uguale funziona il disegno. Disegnare è uno sport, col vantaggio che non si suda.
  2. Per cominciare a disegnare devi comprarti un quaderno da battaglia con i fogli bianchi. Io di solito uso quelli di Muji in formato A5 rilegati a spirale, costano meno di cinque euro. Devi avere sempre con te un quaderno che sta in borsa, che non pesa tanto e che non hai paura di sporcare e consumare. E poi ti puoi comprare una matita grassa, una penna BIC, un pennarello o una penna-pennello (si chiamano brushpen, se ne trovano di vari tipi). Una sola di queste cose, non tutte.

    Il primo compito è questo: vai in giro e disegna. A me piace molto disegnare al bar o al parco, ma si possono disegnare anche le cose vicine: la tazza o la scatolina che hai sulla scrivania, l’albero che hai davanti agli occhi, il tuo gatto. L’unica cosa da tenere a mente per ora è che più volte disegni la stessa cosa meglio è – non incistarti su un solo disegno per ore, piuttosto fai cinquanta disegni diversi della stessa cosa. È per questo che hai un quaderno da battaglia! I fogli puoi sprecarli. È un esercizio.

Divertiti e mandami i tuoi disegni, se ti va. Ci sentiamo presto.

8 comments

  1. Caterina, sei sempre arguta e generosa quando scrivi. Grazie. Condivido ogni parola (anche la lettura estiva Sanguina ancora!!!) però vorrei precisare che io, che sudo poco nella vita, quando disegno sudo tantissimo! Credo sia il classico sintomo dello scarso allenamento….

  2. Un commento al volo che sto prendendo penna e quaderno per andare a disegnare. Era dai tempi delle osmize che aspettavo tuoi nuovi consigli da mettere in pratica. Sempre grato.

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